lunedì 18 aprile 2016

Lettera aperta a Pioltini

Facendo riferimento alla recente serata di presentazione del progetto alternativo presentato da Citta Metropolitana, tenutasi presso la sala consiliare del comune di Albairate e promossa dall'amministrazione che Lei, Sindaco di Albairate, rappresenta.

In quell'occasione ha espresso la volontà di acquisire ogni parere sul progetto in questione, che cittadini, Partiti e Movimenti Politici sentono di dover dare come contributo.

Come Movimento 5 Stelle abbiamo elaborato un documento unitario territoriale alternativo al progetto in oggetto che volentieri sottoponiamo alla Sua attenzione (link qui).

Tale documento è da intendersi come unica proposta alternativa perseguibile che le amministrazioni territoriali coinvolte nel progetto dovrebbero attuare.

Suggerimento al viadotto
Come cittadini Albairatesi e attivisti del M5S ci sentiamo altresì di suggerire una variante al progetto di Città Metropolitana, variante che porta una riduzione dell'impatto ambientale e paesistico notevole nel tratto territoriale comunale. Il suggerimento non intende sostituirsi al documento comunitario territoriale del M5S, ne con tale suggerimento intendiamo avvallare il progetto di Città Metropolitana. L'artenativa di città Metropolitana, per noi, rimane un progetto deficitario e con nessuna garanzia istituzionale. Ne condividiamo il superamento dell'abitato di Robecco attraverso una circonvallazione, auspicabile il ponte a Nord e il tracciato a ovest dell'abitato. Ne condividiamo la riqualifica della tratta B (Albairate-Milano) attraverso la sostituzione dei semafori con rotonde. Non condividiamo la realizzazione del tratto C (Vigevano-Albairate) che comporta un notevole consumo di suolo, un impatto ambientale e paesistico devastante e che di per sé non risolve il problema del traffico pendolare verso Milano. Riteniamo che il passaggio vicino ai Carabinieri, con raccordo in via Giotto, di una circonvallazione più aderente all'abitato e che bypassa la via Dante, sia la soluzione migliore. Riteniamo che  i soldi risparmiati dalle minori opere da realizzare devono essere investiti nel trasporto pubblico. La realizzazione di piste ciclabili, che collegano i nostri paesi è un altro punto che sgraverebbe la rete stradale, i viaggi occasionali che oggi i cittadini sono costretti a fare in macchina per spostarsi da un paese all'altro domani potrebbero farli in bici.

La sostanza della variante che suggeriamo è nell'eliminazione del viadotto, che sovrapassa naviglio, ferrovia e svincoli vari, in favore di un ponte ridotto che serve allo scavalcamento del solo naviglio, comprendendo lo spostamento della SP494, con raccordo a rotonda tra il ponte, la stessa SP494 e la via Marcatutto, il tutto da realizzarsi nella campagna tra la ferrovia e ia ridosso del naviglio. Nell'allegato un disegno schematico del tracciato alternativo.

Chi partecipa vince sempre

Grazie agli oltre 15 milioni di cittadini che hanno detto SI alla democrazia ed un futuro con mari puliti, energie rinnovabili, efficienza energetica e turismo sostenibile!
Sono tantissimi e hanno combattuto una battaglia da eroi della democrazia.
Hanno combattuto come milioni di semplici Davide del Mondo Pulito contro i Golia delle lobby del petrolio di Trivellopoli e della disinformazione. 
Lo hanno fatto affrontando 8 mesi di totale disinformazione su questo referendum, con trasmissioni che dichiaravano che si votava solo in 9 Regioni , alle bufale sui ‘posti di lavoro a rischio’ oppure quella che 'si sono sprecati 300 milioni di euro', quando è stato il Governo a non volere l’accorpamento con le elezioni amministrative, proprio per evitare di raggiungere il quorum.
Lo hanno fatto affrontando il vergognoso Governo di Trivellopoli ed un vergognoso ex presidente della Repubblica, che violando la Costituzione sulla quale hanno giurato (“articolo 48: Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”) hanno invitato all’astensione.
Invitavano al ‘non voto’ facendo leva, per il mancato raggiungimento del quorum, su quella parte di cittadini che si astengono in maniera "fisiologica" ( ed in questi tempi toccano il 40% dell’elettorato).
Il Movimento 5 Stelle da sempre si batte per l’abolizione del quorum nei referendum, perché negli strumenti di democrazia diretta solo chi partecipa deve contare e decidere.
Ma chi ama la democrazia, soprattutto diretta e lotta per questa ogni giorno partecipando, informandosi e attivandosi nelle proprie comunità, vince sempre. 
Oggi chi ha perso, soprattutto la faccia, sono il Governo del Bomba e l’ex presidente della Repubblica che hanno dimostrato di non amare la democrazia, la partecipazione civica e la Costituzione sulla quale hanno giurato.
Questa sera si riparte verso il futuro. Da oltre 15 milioni di cittadini che vogliono un futuro diverso per portare il Paese verso uno sviluppo energetico differente, che può essere già realtà con le rinnovabili che producono il 40% dell’elettricità. Il M5S ha già un piano energetico nazionale frutto di un anno e mezzo di lavoro con esperti e confronti. Siamo pronti a dimostrare che con le tecnologie oggi disponibili è già possibile cambiare il Paese e liberarlo in pochi anni da carbone e inceneritori ed arrivare al 2050 senza petrolio. 
"Non si può battere una persona che non si arrende mai” (Babe Ruth)

(Fonte: www.beppegrillo.it)





venerdì 15 aprile 2016

REFERENDUM 17 APRILE: PERCHÉ VOTARE E VOTARE SÌ

Il 17 aprile si torna a votare con il "Referendum Trivelle" : gli italiani dovranno esprimere la loro opinione in merito allo stop del rinnovo , fino ad esaurimento dei giacimenti delle concessioni, alle società energetiche per le attività di ricerca ed estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia dalle coste; se vince il Sì le concessioni non verranno rinnovate alla loro scadenza, mentre se vince il No la legge rimane invariata. 

           Il quesito del Referendum Trivelle 2016

Prima di vedere per quali ragioni le persone possono decidere di votare Sì, bisogna fare un paio di precisazioni riguardo al quesito; innanzi tutto bisogna precisare che entro le 12 miglia dalla costa esiste già un divieto per nuove attività di ricerca ed estrazione di gas e petrolio: questo significa che il referendum Trivelle riguarda solo gli impianti che già esistono. L’esito della consultazione popolare coinvolge 31 concessioni: la norma attualmente prevede che queste abbiano una durata base di 30 anni, prorogabile una prima volta per 10 anni e altre due volte per 5 anni prima di poter essere rinnovata fino all’esaurimento del giacimento. Se vince il Sì l’ultimo rinnovo non potrà più essere concesso. Bisogna anche tenere a mente che per vedere i primi risultati concreti dell’esito del referendum Trivelle si dovrà aspettare un po’: tra gli impianti coinvolti, quelli più vecchi sono stati costruiti negli anni ’70, quindi verranno chiusi solo tra cinque o dieci anni; per la chiusura delle strutture più moderne ci sarà da aspettare anche fino ad una ventina d’anni.

                     Perché votare Sì il 17 aprile?

Ora che il quadro è un po’ più chiaro, vediamo perché votare SìGreenpeace ha elencato i sei buoni motivi per cui votare Sì al referendum del 17 aprile 2016. Il primo non riguarda direttamente il quesito, ma ha più una valenza politica: secondo l’associazione ambientalista, Renzi ha voluto anticipare la consultazione in modo da ridurre i tempi della campagna elettorale e dare meno tempo ai cittadini per informarsi; andando a votare si darebbe un segnale che con questi escamotage non si può fermare la democrazia. Il secondo motivo è invece strettamente legato al quesito: quando si parla di trivelle in mare non è possibile escludere l’eventualità che accada un incidente: in un mare chiuso come è il nostro Mediterraneo, le conseguenze di un disastro petrolifero sarebbero molto gravi e praticamente irreversibili. Il terzo punto a favore del Sì è rappresentato dal fatto che gli impianti che sono presenti sul mare italiano rappresentano un pericolo troppo grande per le coste (con effetti su pesca, fauna, turismo) rispetto alla bassa quantità e alla scarsa qualità di petrolio estratto. Il quarto motivo per esprimere voto favorevole al referendum riguarda i petrolieri, gli unici che guadagnano dagli impianti offshore italiani: per poter estrarre l’oro nero, le compagnie petrolifere devono pagare delle royalties; per trivellare nei mari italiani si pagano i diritti più bassi del mondo (ovvero il 7% del valore di quanto viene estratto). La quinta ragione per cui votare Sì: bisogna evitare di far diventare il mare una sorta di far west delle compagnie petrolifere; la vera ricchezza dell’Italia non è il petrolio, ma la bellezza delle coste, fondamentali anche per la nostra storia e la nostra cultura. Infine con il sesto punto viene ricordato che continuare a trivellare i fondali del Mediterraneo non servirà a risolvere la dipendenza energetica da altri Paesi: le riserve di petrolio presenti nei mari italiani coprirebbero al massimo 7 o 8 settimane dei consumi nazionali, mentre per il gas si riuscirebbe a tiare avanti per sei mesi; ne vale la pena per così poco?

               L’appello di chi vuole fermare le trivelle

Oltre a Greenpeace, che da tempo lotta contro le trivelle in mare, anche l’Ordine Nazionale dei Biologi si è schierato a favore del Sì. Il presidente dell’ONB, Ermanno Calcatelli, ha detto che la posizione dell’Ordine non è di natura politica, ma solo legata alla voglia di preservare gli habitat marini: serve un’economia attenta alla tutela dell’ambiente e alla biodiversità per evitare che i combustibili fossili possano creare enormi danni entrando in contatto con l’ambiente marino. Sul sito fermaletrivelle.it c’è un appello (a cui hanno aderito, oltre alle varie associazioni ambientaliste anche tante persone famose) che sottolinea come le trivelle siano il simbolo tecnologico del petrolio, una vecchia energia fossile che causa inquinamento, conflitti, diependenze economiche e protagonismo delle grande lobby.

IL 17 APRILE #IoVotoSI....E TU???

mercoledì 13 aprile 2016

Casaleggio e la scuola dell'onesta...di Dario Fo

Ci sono uomini che campano la propria vita e poi se ne vanno senza lasciare nessun segno del proprio trascorso. Altri invece al momento della dipartita lasciano un solco profondo nella memoria di ognuno. Questo è il caso di Gianroberto Casaleggio. A questo proposito Ruzzante aggiungeva: C’è chi attraversa il grande fiume come se si trovasse stracolmo di vele, e ponendosi, così come ha vissuto, con le braccia spalancate e riuscendo a raccogliere vento in gran quantità come fossero alberi di una nave, così da muoversi col massimo del vigore e comunicare agli altri il proprio intento”. Gianroberto aveva un programma da condividere, e per tutto il suo tempo, con un impegno totale, ha lottato perché quella sua idea andasse in porto. Certo, si risentiva quando si trovava accusato di agire per interesse personale, ma era un attimo solo. Appresso riprendeva slancio, teso a realizzare il proprio sogno. E a chi dedicava questa sua fatica? Ai giovani, soprattutto. “Ma come puoi riuscirci – mi è capitato di chiedergli – se non istituisci una scuola, un luogo dove insegnare ai ragazzi il mestiere di comunicare?”. E Gianroberto mi rispondeva: “C’è una scuola, la più efficente, ed è la vita, nella quale non basta assistere a quello che succede ma bisogna starci dentro, lottando con sapienza e determinazione”. E aveva ragione. Infatti tutti siamo rimasti sorpresi quando ci siamo resi conto che a sostenere l’impegno di scontrarsi con i mestieranti della politica erano spuntati dei ragazzi e delle ragazze con la faccia pulita e gli occhi di una vivacità tutta nuova. “Ma da dove vengono? – mi chiedevo – Chi ha fatto loro da maestro?”. “L’impegno – mi ha risposto Casaleggio – l’impegno e l’onestà degli intenti.
Però bisogna rendersi conto che fra quei giovani decisi a rifiutare l’inganno e l’ipocrisia si sono infilati anche dei mistificatori, pronti, dopo essere stati eletti, a passare armi e bagagli nel gruppo dei politicanti, maestri dell’arraffo. È un rischio che si corre ogni volta che si applica interamente la libertà. È fin troppo facile firmare un impegno con l’idea di non rispettarlo, e approfittare della buona fede degli altri per raggiungere un basso scopo. Il rimedio a questo continuo pericolo è, un’altra volta, l’impegno. Non cedere mai il passo ai furbi e agli approfittatori. E soprattutto non avere mai paura di denunciare la presenza delle termiti per timore di sporcare la credibilità del tuo gruppo. Pietà l’è morta, come dicevano i nostri vecchi nelle lotte di fabbrica.
Ciao Gianroberto